venerdì 27 aprile 2012

Mia madre

Mia madre.
Mia madre è una specie di Wonder Woman alla quale fisicamente somiglio come una goccia d'acqua  ma che non ha avuto la buona grazia di lasciarmi in eredità un accidenti delle sue attitudini (e neanche il nasino alla francese).
Mia madre ha i superpoteri, ne sono sicura. Non so se da sempre o se sono sopraggiunti con l'arrivo della sottoscritta primogenita, ad ogni modo da che io ho memoria li ha.

Capita che con mia madre si discuta, e capita (raramente, ci mancherebbe) che io abbia ragione. Dieci minuti dopo la discussione lei non si limita a chiedermi scusa: lei si presenta nella mia stanza con un vassoio di biscotti al cocco appena usciti dal forno. Seriamente mamma, come fai?

Quando riesco ad autoconvincermi che i superpoteri siano una spiegazione un po' troppo fantasiosa, maturo la certezza che lavori per una qualche organizzazione internazionale, per l'intelligence, per la Digos o non so cos'altro, e questo perchè mia madre Sa e Ricorda qualsiasi cosa mi sia accaduta.
Il compagno delle medie che ho amato perdutamente d'amore non ricambiato per un'intera settimana, lei se lo ricorda. Il suo nome e quello della madre.
Gli orridi pantaloni col cavallo alle ginocchia, di quattro taglie più grandi, che non volevo mai neanche lavare per averli sempre a disposizione e che tanto faticosamente ho cercato di dimenticare, lei se li ricorda. Quelli e le mie prime Cult.
Deve avere una specie di fascicolo contenente tutti gli episodi e gli outfit più orrendamente imbarazzanti della mia vita, è l'unica spiegazione razionale.

La cosa che però mi sconcerta più di tutto il resto è che mia madre Fa.
Mia madre è la quintessenza del DIY.
Se qualcuno cerca un portatabacco, lei confeziona e decora un portatabacco. Se non so più dove mettere la bigiotteria (tutta realizzata da lei ovviamente) lei mi fa una scatola per la bigiotteria. Se entro in una crew all'insegna del rosa, lei mi fa una borsa rosa.
E mi fa i vestiti.
E mi fa le mantelle.
E mi sa pettinare come nessuno ha mai fatto.
Costruisce, annoda, incolla, salda, inchioda, intaglia e decora.

L'upgrade definitivo c'è stato quando ha acquistato il Dremel, un attrezzo diabolico con cui riesce a fare qualsiasi cosa e che io non sono neanche sicura di che forma abbia.

Com'è quindi possibile che io ancora mi stupisca quando, due ore dopo aver detto di voler cercare una collana con la scritta Geek, accade questo?

È lamina di rame. E non ditemi che voi in casa non avete della lamina di rame sempre a portata di mano.


Luv ya mommy ♥

giovedì 19 aprile 2012

Citazioni

Questa forse, e dico forse, è troppo nerd anche per me.


lunedì 16 aprile 2012

Moratoria fotografica

Premetto che a me Instagram piace moltissimo, e che essendo proletariamente dotata di Samsung Android e non di iPhone ho scimmiato per mesi prima che si decidessero a sviluppare anche la versione per gente uncool come la sottoscritta.
Detto questo, è oggettivo che la popolarissima app abbia instillato in troppa gente l'erronea convinzione di avere un talento fotografico inespresso. La modaiola diffusione delle macchine Reflex, poi, manco a parlarne. Le ragazzine bene prima volevano le borse ipergriffate. Ora vogliono le borse ipergriffate e una Reflex per far sapere al mondo che hanno le borse ipergriffate. Mio Dio.


Vi consolerà però sapere che non siamo disarmati di fronte a tutto questo: la nota free press Vice si fa portavoce di tutti noi che non ne possiamo più di esperimenti dalla palese assenza di senso e buon gusto, noi che diciamo NO! alle vostre calzette e alle vostre mutande in tutte le salse e a sangue sparso ovunque (ma perchè poi?).
Il NO! in questione prende il nome di "Moratoria Fotografica": 12 (per ora) categorie di foto che non ne possiamo più di vedere. Qualcuno finalmente l'ha detto.

Be uncool!


sabato 14 aprile 2012

Diaz. Don't clean up this blood.


Parlare di Diaz a sole 12 ore di distanza dalla visione non è semplice.
Lo faccio per un unico motivo: sono stata male. Malissimo.
L'immagine che meglio identifica ciò che scaturisce dalla visione di questo film è il signore sessantenne che ieri era seduto nella fila davanti a me. Che era andato al cinema da solo e ha passato metà del tempo girato dall'altra parte, senza riuscire a sopportare tutto quello che gli stava passando sotto gli occhi.

Diaz è un film che contorce, che ti fa sentire il dolore, l'ingiustizia e la rabbia dell'umiliazione sulla pelle. Diaz è un film che ti fa tirare le ginocchia sotto al mento, è di quei film che ti fanno venire voglia di ripetere a te stesso che è solo un film quando invece non lo è. Per niente.

Ma più di ogni altra cosa, ciò che ho apprezzato di Diaz è che non è un film paraculo. Condanna senza appello la vigliaccheria, l'insensatezza, l'estremismo, e lo fa senza risparmiare nessuno. Nè il potere costituito che sfrutta e fomenta gruppi di esaltati mettendogli un manganello in mano e un distintivo sul petto, nè una massa di imbecilli senza onore (perché di questo si tratta) che mettono a ferro e a fuoco la città per poi fuggire e nascondersi quando le cose si mettono male, lasciando che anziani sindacalisti e onesti giornalisti sputino sangue e dignità sulle conseguenze di azioni non loro.

Diaz non è un film paraculo perché nomina Carlo Giuliani senza approfondire, nè indagare, nè giudicare. Perché glissa su quello che è diventato il simbolo di quei giorni pur essendone, per assurdo, l'aspetto più controverso e meno democraticamente grave, a prescindere dall'opinione che si possa avere sull'argomento. La vicenda della scuola Diaz, e ancor più l'aberrante catena di eventi verificatisi nella caserma di Bolzaneto non sono fatti controversi. Non sono in alcun modo soggetti ad opinioni. Non possono trovare alcun tipo di giustificazione nè spiegazione. La vicenda della Diaz e di Bolzaneto è solo una delle pagine più nere e vergognose della storia italiana recente, e con estrema arroganza mi sento di affermare che chi non concorda è perché non conosce i fatti.

Diaz è un film che per due ore di fa venire voglia di tapparti le orecchie con le mani per fermare la nausea provocata dal tonfo dei manganelli, delle urla, delle mani alzate in segno di pacifica resa che si spezzano sotto i colpi di individui che non hanno onore nè coscienza o umanità.

Diaz fa schifo, perché racconta umanamente ma al tempo stesso con precisione e veridicità documentaristica una vicenda che fa schifo. Che non ha visto cadaveri per puro caso, che non può che aver lasciato segni profondissimi nella psiche di chi l'ha subita e che, vale la pena ricordarlo, è tuttora pressochè impunita.

Il mio personalissimo consiglio è quindi di informarsi sulla vicenda (ottimo a tal proposito il documentario "G8 2001 - Fare un golpe e farla franca", che trovate integrale su YouTube a partire da qui) e di andare a vedere questo film. Perché è ben fatto, perché usa attori noti senza sbandierarli e sovraesporli, perchè non è un film Romanzo, perchè è doloroso, è coraggioso, e merita. Come merita tutto il sangue rappreso su quei giorni.

venerdì 6 aprile 2012

Flashback

Se siete Apple addicted anche al di là del possesso di un iPhone e avete quindi un computer Macintosh, molto probabilmente vi sarete trovati in vita vostra a discutere con qualche membro della frangia più estrema dei sostenitori dei Pc, che insisteva nel denigrare ignobilmente la vostra amatissima creatura. Altrettanto probabile è che nel difenderla abbiate menzionato la nota (semi)invulnerabilità dei Macintosh rispetto ai virus.
Ebbene, ci sono pessime notizie, e le pessime notizie portano il nome di Flashback.
Per la prima volta nella storia pare infatti che un trojan sia riuscito ad attaccare la Mela su vastissima scala. Si calcola che le vittime siano finora circa 700.000, alcune delle quali residenti proprio nel quartier generale Apple a Cupertino, in California.

L'allarme è stato lanciato da Dr. Web, azienda russa produttrice di antivirus, e a quanto pare la falla risiede  in una vulnerabilità Java del browser Safari (come se non ci fossero già sufficienti motivi per dichiarare imperitura fedeltà a Chrome).
La percentuale di terminali colpiti in Italia è effettivamente irrisoria, ma vale la pena fare un check up della vostra macchina per verificare che effettivamente non sia stata contagiata e, nel caso, porre rimedio.

I passi per togliervi ogni dubbio sono piuttosto semplici:
  1. Aprire il Terminale (lo trovate in Applicazioni)
  2. Copiate ed incollate il seguente comando
    defaults read ~/.MacOSX/environment DYLD_INSERT_LIBRARIES
Se il messaggio restituitovi dal terminale è il seguente


The domain/default pair of (/Users/(nome utente)/.MacOSX/environment, DYLD_INSERT_LIBRARIES) does not exist

allora potete tirare un sospiro di sollievo.
Nello sciagurato caso in cui vi appaia qualcosa di diverso e il Terminale individui effettivamente il trojan, F-Secure ha rilasciatole istruzioni per correre ai ripari.

Be secure!

Fonte: melablog.it