venerdì 29 giugno 2012

Alessia Iannetti

Alessia Iannetti,”The Aries and the Butterfly”, graphite, watercolor, colored pencils and ink on wood, 40 x 50 cm, 2011.

Folgorazione immediata.
Avevo già visto alcuni suoi lavori ma con l'inaugurazione dell'esposizione Green Blood alla Dorothy Circus Gallery ho avuto modo per la prima volta di ammirarne uno dal vivo ed è stato amore a prima vista.

"Heart of Glass", 2012, graphite and colored pencils on paper, 32,5 x 28 cm.

Alessia Iannetti, classe '85 da Carrara, mi ha conquistata con la poesia, il candore, la quiete e la contemporanea oscurità della sua opera, oltre che con la disponibilità e la gentilezza della persona (merce piuttosto rara in questo ambiente).
Sta partecipando alla collettiva organizzata da Alexandra Mazzanti e Tara McPherson a favore di Greenpeace con l'opera The Aries and the Butterfly, esempio di come l'interazione uomo-natura sia uno dei concetti cardine della sua produzione.

Artisticamente cresciuta sotto la guida di Omar Galliani, Alessia manifesta la sua espressività con una tecnica di matrice smaccatamente classica, sfruttando tutta la gamma dei grigi e pochi, ben calibrati inserti cromatici, realizzando le sue opere prevalentemente in graffite, inchiostro e acquerello su legno.

"Daphne", 2012, graphite and colored pencils on paper, 37,2 x 27 cm.

Il risultato sono creature femminili eteree, oniriche e dark, perennemente in bilico tra l'innocenza dell'infanzia e la lacerante consapevolezza dell'età adulta, la quale lascia crepe e cicatrici profonde curabili solo grazie alla riconciliazione con la natura sotto forma di alberi e piccoli animali.

"Daphne" (detail)

Se volete ammirarla passate alla Dorothy prima che prenda il volo per l'esposizione "Pop Surrealism - Stay foolish!" (dal 6 al 29 luglio alla Casa del Conte Verde in Rivoli, Torino) e gustatevi un assaggio in attesa della personale di febbraio.

Ph: A. Moroni

Be surreal!

giovedì 21 giugno 2012

My virtual Pitti


E quindi c'è stato l'evento del mese, dell'anno, del secolo.
E io me lo sono perso, quantomeno materialmente.
Martedì le mie colleghe d'odio Enrica, Marina e Mimo hanno letteralmente spaccato tutto al Pitti e finalmente l'iHate Project ha visto la luce in tutta la sua forza pop&kitsch.

La presentazione è avvenuta nello spazio dello showroom Brini, in un tripudio di palloncini, pennarelli, temperature proibitive, videoproiezioni, colore, haters vecchi che hanno confermato fedeltà e nuovi che hanno odiato immediatamente il nostro mood. Tutte cose che potete vedere nella gallery Facebook dell'evento andando qui.

Io nel frattempo, complici un trasloco, qualche lavoro a tempo pieno e varie ed eventuali vicissitudini familiari ero tristemente a Roma, a seguire telematicamente l'evento e a occuparmi delle ultime rifiniture tecniche della questione. D'altra parte io sono una geek, quindi è anche comprensibile che non appaia in carne ed ossa ma solo in questa forma.


Presentazione alle spalle posso quindi finalmente condividere il nostro nuovo sito (tenete su gli occhiali da sole, potrebbero risultare utili) e il video manifesto.
Due figate rare che scalpitavo da giorni per poter mostrare.




Per tutto il resto, per tutti i ringraziamenti e gli altri punti di vista spulciate per benino i blog delle altre ragazze.

Io nel frattempo continuo a tirarmela per il risultato che abbiamo raggiunto, e per tutti quelli che raggiungeremo.

Be Haters, sempre!

giovedì 7 giugno 2012

Sassolini


A te che sei stata la mia Amica, finchè hai deciso di non esserlo più.
A te che m'hai demolito per anni.
Al mobbing.
A chi sminuisce perchè così è più facile sottopagare.
Ai web designer che non sono maghi, e neanche programmatori, e neanche faccendieri tappabuchi.
Al denaro che dovrei ricevere e persevera nel rimanere virtuale.
A chi dimentica.
A quelli che "Ao rilassate, è estate". Sarà che il mare lo vedo una volta a settimana dalla macchina.
A quelli che in ogni situazione farebbero meglio di come ho fatto io.
A quelli che capiscono sempre tutto e subito.
Alle certezze.
Alle paure.
Al sottovalutarsi e al sopravvalutare.
Al perdono sprecato.
All'incapacità di perdonare.
Alle lacrime di coccodrillo.
Alle canzoni cheap che ascolto.
Ai progetti che rimangono in cantina.
Al foglio bianco.
Ai jeans che non entrano.
Alle foto di cinque anni fa in cui guardavo di meno il monitor e la pelle era più luminosa.
Alla ricrescita.
Allo smalto che dopo due minuti si scrosta.
Alle sigarette.
A chi ti emula.
Alle scelte. Tante, troppe, tutte insieme.
All'ansia.
Ai libri che non riesco a leggere, e a quello che non riesco a scrivere.
Alla prova costume.
A tutti i "Però se poi..."
All'accontentarsi.
Alla procrastinazione.
All'egoismo di chi ritiene che le persone siano una proprietà.
A chi ti tira in mezzo.
A chi viene a corte perchè sei amica/compagna/figlia/madre/amante/sorella/dipendente di qualcuno.
Alla voglia di maternità.
Al rossore sulle guance.
Al pianto convulso.
All'odio.
Alla gelosia.
Alle faide.
A quelli che scoppia una bomba davanti a una scuola e corrono su Facebook a far vedere quanto sono buoni e quanto "Resterai sempre nei nostri cuori".
A quelli che scoppia una bomba davanti a una scuola e corrono su Twitter a far vedere quanto sono arguti, cinici e dissacratori.
Agli sciacalli.
A questo Paese che ti scippa le ambizioni.
Alla crisi che diventa una scusa.
All'omofobia, ancora.
Al razzismo, ancora.
A chi si dichiara fascista, ancora.
A chi si dichiara comunista, ancora.
Alle etichette.
Al tradizionalismo, il mio, e all'anticonformismo, sempre il mio.
Alla politica.
Alla corruzione.
Alla malapolizia.
Alla pigrizia.
A chi è convinto di vivere la tua stessa situazione.
Agli uomini e le donne che se ne stanno lì, a incarnare luoghi comuni.
A quelli che non votano.
Alla religione ottusa.
Alle accise.
Al traffico.
Al non avere mai tempo.
Al sole infrasettimanale e alla pioggia di domenica.
All'eccessiva confidenza.
Al tatuaggio che non mi decido a farmi.
Ai quartieri beige, taccati e liposoluti che ti guardano dall'alto in basso.
Alle aspettative che non vuoi deludere.
Alla dipendenza dai giudizi.

A me. Spesso, troppo spesso.

Vaffanculo.