sabato 14 aprile 2012

Diaz. Don't clean up this blood.


Parlare di Diaz a sole 12 ore di distanza dalla visione non è semplice.
Lo faccio per un unico motivo: sono stata male. Malissimo.
L'immagine che meglio identifica ciò che scaturisce dalla visione di questo film è il signore sessantenne che ieri era seduto nella fila davanti a me. Che era andato al cinema da solo e ha passato metà del tempo girato dall'altra parte, senza riuscire a sopportare tutto quello che gli stava passando sotto gli occhi.

Diaz è un film che contorce, che ti fa sentire il dolore, l'ingiustizia e la rabbia dell'umiliazione sulla pelle. Diaz è un film che ti fa tirare le ginocchia sotto al mento, è di quei film che ti fanno venire voglia di ripetere a te stesso che è solo un film quando invece non lo è. Per niente.

Ma più di ogni altra cosa, ciò che ho apprezzato di Diaz è che non è un film paraculo. Condanna senza appello la vigliaccheria, l'insensatezza, l'estremismo, e lo fa senza risparmiare nessuno. Nè il potere costituito che sfrutta e fomenta gruppi di esaltati mettendogli un manganello in mano e un distintivo sul petto, nè una massa di imbecilli senza onore (perché di questo si tratta) che mettono a ferro e a fuoco la città per poi fuggire e nascondersi quando le cose si mettono male, lasciando che anziani sindacalisti e onesti giornalisti sputino sangue e dignità sulle conseguenze di azioni non loro.

Diaz non è un film paraculo perché nomina Carlo Giuliani senza approfondire, nè indagare, nè giudicare. Perché glissa su quello che è diventato il simbolo di quei giorni pur essendone, per assurdo, l'aspetto più controverso e meno democraticamente grave, a prescindere dall'opinione che si possa avere sull'argomento. La vicenda della scuola Diaz, e ancor più l'aberrante catena di eventi verificatisi nella caserma di Bolzaneto non sono fatti controversi. Non sono in alcun modo soggetti ad opinioni. Non possono trovare alcun tipo di giustificazione nè spiegazione. La vicenda della Diaz e di Bolzaneto è solo una delle pagine più nere e vergognose della storia italiana recente, e con estrema arroganza mi sento di affermare che chi non concorda è perché non conosce i fatti.

Diaz è un film che per due ore di fa venire voglia di tapparti le orecchie con le mani per fermare la nausea provocata dal tonfo dei manganelli, delle urla, delle mani alzate in segno di pacifica resa che si spezzano sotto i colpi di individui che non hanno onore nè coscienza o umanità.

Diaz fa schifo, perché racconta umanamente ma al tempo stesso con precisione e veridicità documentaristica una vicenda che fa schifo. Che non ha visto cadaveri per puro caso, che non può che aver lasciato segni profondissimi nella psiche di chi l'ha subita e che, vale la pena ricordarlo, è tuttora pressochè impunita.

Il mio personalissimo consiglio è quindi di informarsi sulla vicenda (ottimo a tal proposito il documentario "G8 2001 - Fare un golpe e farla franca", che trovate integrale su YouTube a partire da qui) e di andare a vedere questo film. Perché è ben fatto, perché usa attori noti senza sbandierarli e sovraesporli, perchè non è un film Romanzo, perchè è doloroso, è coraggioso, e merita. Come merita tutto il sangue rappreso su quei giorni.

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